Intervista di A. Vosti

apparsa su la Rivista, Mensile illustrato del Locarnese e valli No. 11, Novembre 2005 Anno XII, 8–11.

Stasera non è una sera come tutte le altre, vero Veio Zanolini? “Esatto, perché il radiogiornale che sta per concludersi è anche l’ultimo che ho il piacere di condurre come capo-edizione. Termina infatti tra qualche istante la mia quasi trentennale attività al servizio della Radio televisione svizzera di lingua italiana e sono lieto di poterlo fare in perfetta forma. Per quanto mi riguarda posso soltanto dire ‘è stato bello esserci’, ma sarà altrettanto bello rientrare nei ranghi dei radioascoltatori per seguire il lavoro dei colleghi più giovani, nei confronti dei quali sarò come sempre generoso nella lode e prudente nella critica. Mi congedo quindi dalle radioascoltatrici e dai radioascoltatori e da tutti coloro che in un modo o nell’altro ho incontrato nel corso degli anni.Tra poco la seconda parte della pagina sportiva, grazie della cortese attenzione e a tutti l’augurio di una felice serata e di un altrettanto felice avvenire ...”.

Con queste parole lo scorso 4 settembre ha spento il microfono, congedandosi dal suo pubblico, una delle voci più amate e popolari della Radio svizzera di lingua italiana, quella di Veio Zanolini. Un commiato avvenuto dopo quasi trent’anni di notizie, informazioni, interviste, servizi e qualche memorabile gaffe, di quelle che si raccontano con il sorriso sulle labbra alle cene con gli amici, come quando in collegamento diretto da Cevio, durante una cerimonia pubblica all’Ospedale, diede per compianto il dottor Piero Respini (... che tutta la valle ricorda con affetto e riconoscenza), che invece era presente fra il pubblico! Sono passati soltanto tre mesi da quel 4 settembre e il volto del giornalista tradisce ancora l’emozione, riascoltando quella manciata di secondi e quella voce che all’orecchio suona ferma e sicura, ma che nel profondo doveva certo essere colma di grandi emozioni, e forse anche di un velo di nostalgia.

Perché per un giornalista radiofonico quel microfono che ti porta attraverso l’etere nelle case della gente, che diffonde la tua voce nell’abitacolo di un’automobile in viaggio verso chissà dove, che fa compagnia nelle tediose giornate di nebbia e pioggia deve avere qualcosa di magico e allontanarsene non deve essere semplice. Un po’ come togliere il pennello a un pittore o la bacchetta a un direttore d’orchestra.

Perché per un giornalista radiofonico quel microfono che ti porta attraverso l’etere nelle case della gente, che diffonde la tua voce nell’abitacolo di un’automobile in viaggio verso chissà dove, che fa compagnia nelle tediose giornate di nebbia e pioggia deve avere qualcosa di magico e allontanarsene non deve essere semplice. Un po’ come togliere il pennello a un pittore o la bacchetta a un direttore d’orchestra. Zanolini alza gli occhi dal computer e confessa: “Sì, sono momenti che ti restano dentro ...”.

Siamo nel suo ufficio di via San Gottardo a Minusio, l’ufficio della Giudicatura di pace del Circolo della Navegna - perché, forse non tutti lo sanno, Veio Zanolini ricopre dal 1973 anche la carica di Giudice di pace, ma di questo parleremo più avanti - e la nostra chiacchierata di oltre due ore sta volgendo al termine.

Seduto dietro la sua scrivania sulla quale sono impilate decine di fascicoli (“tutte procedure da evadere accumulate negli ultimi giorni” precisa Zanolini), l’ormai ex giornalista e capo edizione del radiogiornale della RSI snocciola ricordi, aneddoti e curiosità di una vita professionale trascorsa tra l’amata Svizzera interna e il Ticino, divisa in due tra la precoce vocazione per il diritto e l’altrettanto precoce passione per la scrittura. Una vita professionale in parte curiosamente modellata sulle tracce di quella del padre Plinio, maestro di scuola elementare in quel di Muralto, di cui era stato direttore, ma anch’egli Giudice di pace e collaboratore di alcuni giornali ticinesi. Un padre severo, con una grande passione per la storia latina.